giovedì 18 marzo 2010

"NO MAFIA DAY" A REGGIO CALABRIA, CENTO PASSI DI DESOLAZIONE


di Carmen Vogani

C’è delusione per come sono andate le cose a Reggio Calabria il 13 Marzo. Il ‘No Mafia Day’, la manifestazione contro tutte le cosche nata sul web e che aveva raccolto più di 6.000 adesioni, non si è tradotta in una partecipazione fisica imponente come da buoni propositi. Non è stata una giornata di festa, di musica e di impegno, ma di imbarazzante desolazione. A nulla è valso l’invito della procura reggina di stare uniti, per mostrare pubblicamente il No alla ‘ndrangheta e a tutte le mafie.

L’anno dei fatti di Rosarno, della bomba alla procura di Reggio Calabria e delle intimidazioni ai giornalisti impegnati nella lotta alla mafia, non meritava un ‘No Mafia Day’ così misero. Sabato 13 Marzo a Reggio Calabria le condizioni climatiche erano avverse, ma siamo proprio sicuri che sia bastata la pioggia a scoraggiare i reggini? Chi ha marciato pacificamente per le strade della cittadina calabrese assicura che la maggior parte dei presenti è arrivata da altre regioni del nostro Paese, un dato su cui bisognerà riflettere.

Chi era presente ce l’ha messa tutta, ha urlato “Reggio non stare lì a guardare, scendi in piazza a manifestare”, ma di ritorno c’è stato solo l’eco di accenti estranei ad una città che muore lentamente. Dire che i cittadini reggini non sentono l’esigenza di liberarsi dalla mafia è una menzogna, anche se nei fatti il quasi immobilismo di sabato scorso fa pensare a ben altro.

Avevano annunciato la loro presenza alla manifestazione, tra gli altri, la Provincia di Reggio Calabria, il Museo della ‘ndrangheta, la Confesercenti, Confindustria, l’archivio multimediale Stopndrangheta.it, la Tavola provinciale della legalità, Sos Impresa e l’Atam (l’azienda di trasporti municipale). E poi associazioni, comitati, reti, movimenti e partiti politici, studenti e professori, cittadine e cittadini.

C’erano bandiere e politici in odore di regionali accanto agli organizzatori ai quali va comunque riconosciuto l’impegno e la tenacia. E’ possibile, che la politicizzazione dell’evento abbia indignato qualcuno, d’altronde fino a quando si relegherà la lotta alla mafia ai partiti di centrosinistra, i cittadini onesti che votano a destra, a buona ragione, saranno ostili a manifestazioni di questo tipo. I cittadini calabresi, condannati per omertà, dopo cortei e slogan, restano soli, scendere in piazza a qualcuno è sembrata l’ennesima occasione per illudersi di un cambiamento che pare quanto mai lontano, quindi è rimasto a casa. Una cosa è certa, sabato 13 Marzo, abbiamo perso tutti.

lunedì 8 marzo 2010

CONTRO LE MAFIE: LIBERA STAMPA PER LIBERE MENTI



di Vincenzo Arena

"La bellezza e l’inferno". Da questa raccolta di scritti di Roberto Saviano, recentemente pubblicata da Mondadori, occorre partire per tracciare una strada lungo cui procedere al fine di dimostrare che Cosa Nostra può essere sconfitta, che la mafia è mortale, come diceva Falcone, e che il “testo”, in particolare il racconto giornalistico cross-mediale possa essere un’imprescindibile arma per far vacillare la mafia, le mafie. Saviano scrive:

"(…) credo che chiunque abbia in cuor suo una concezione di cosa sia la bellezza, di cosa sia la possibilità di vivere liberi e di amare, non sopporta il puzzo del compromesso, la corruzione, la devastazione della propria terra. Per questo mi piace dire, parafrasando Albert Camus: “Esiste la bellezza ed esiste l’inferno, vorrei (…) rimanere fedele ad entrambi” .

Ecco spiegato lo spirito più vivo di questo spazio web: raccontare storie "di mafia", le vicende di chi ha raccontato e racconta cosa nostra, camorra, 'ndrangheta, sacra corona unita (uso volontariamente il minuscolo), le uove forme di malavita organizzata ch hano posto radici in Italia e fuori dai confini nazionali. Vogiamo raccontare di quelle terre, delle "nostre" terre e di chi ha fatto e fa della penna, della macchina da scrivere, dell’occhio della telecamera, delle frequenze di una radio e di una tv, dell’ipertesto del web un equipaggiamento contro il virus della cultura mafiosa prima che contro le sue manifestazioni più violente e tristemente note.

Testimoniare l’inferno, penetrare nell’abisso più scuro e tirarne fuori una parola, una gemma di vita da cui ripartire, da custodire e proteggere. Guardare in faccia il mostro, non abbassare lo sguardo ed anzi dirgli in faccia, a testa alta, alla luce del sole, che la voglia di vivere liberi è più forte della paura di morire, più grande del compromesso che rende “sereni” ma schiavi.

Siamo anche consapevoli di come la stampa italiana scelga spesso volonatriamente e "convenientemente" di essere schiava di cordate politiche, di lobbies economiche, di coorporazioni. Tuttavia crediamo che una stampa libera sia possibile, attraverso il web, e il giornalismo libero può essere ossigeno per le coscienze.